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Arch. Jr. Nuna Jelena Stevovic

Cinque sono le parti indivisibili di me: musica, arte, geometria, parola e natura. La musica è sempre stata un mio affidabile rifugio più intimo. Sono cresciuta imbevuta di arte che tutt'ora ritengo il modo di comunicare per eccellenza. Geometria, la capivo senza studiare a tal punto che il professore al liceo si lamentava dicendo: "Tu non puoi inventare la tua matematica!"; questo dopo essere arrivata ad una soluzione corretta di un problema geometrico a modo mio. Le parole aiutano a coniugare e tradurre le diverse espressioni in un linguaggio comprensibile ad un pubblico più vasto e a volte sono anche il veicolo di trasferimento delle idee tra i vari modi di esprimersi. Infine la natura è una costante testimonianza dell'appartenenza all'Universo e un'inesaustibile fonte di vitalità e ispirazione.

Sono nata a Belgrado nel 1974. Troppo vivace per star buona a far niente, ho passato un'infanzia intensa, ricca di apprendimento, esperienze e viaggi. Così, a partire dall'età di 3 anni studio il francese, a 5 comincio col pianoforte, a 13 si aggiungono gli allenamenti agonistici di atletica e pallacanestro. In tutte le imprese risulto essere un talento eccezionale e mi sono trovata a dover fare le prime scelte a 16 anni. E' allora che ho deciso di fare l'architetto, di vivere in campagna nel rispetto della natura, ma tecnologicamente attrezzata, e andare in città per partecipare agli eventi, per presentare i progetti. Curioso per una ragazza nata e cresciuta nel centro della capitale, ma, credetemi, avevo le mie molteplici ragioni.

 

A 10 anni ho fatto il mio primo soggiorno in una famiglia italiana, da sola, durante le ferie. Poi li ho fatti altri a cadenza annuale approssivamente, fino ai 17 anni. Con l'ultima famiglia ho creato un legame affettivo e dato che vivevano nei pressi di Venezia, ho fatto un salto per crearmi un'idea sulla Facoltà di architettura. Il piano sembrava fattibile, avevo preparato con l'ambasciata tutta la documentazione necessaria per l'iscrizione, ma proprio quell'anno è arrivato l'embargo e i cittadini dell'ex Jugoslavia non potevano iscriversi alle Università pubbliche dell'UE. E così, finito il liceo che mi ha dato il titolo di corrispondente estero-collaboratore per il francese e inglese, mi sono iscritta alla Facoltà di architettura di Belgrado. Ho cominciato bene, con qualche elaborato scelto tra i migliori 10 di 250 cca. Ma poi ho cominciato a vagare, lavorare anche. Portavo avanti gli studi, con qualche colpo di genio strada facendo, e nel mezzo di frequenti proteste universitarie dovute al clima culturale, sociale e politico, ma con calma. Poi, avvicinandomi alla fine, ho deciso di fare sul serio, e mi sono proprio appassionata. Non m'importava più se i miei criteri potevano essere considerati "esagerati". E' saltato fuori che avevo qualcosa da "dire". Il mio interesse è andato verso il patrimonio architettonico e le risposte ad esso non riuscivo a trovare a Belgrado per quanto li cercavo. Ho avuto bisogno di allargare gli orizzonti professionali ed ecco che mi sono trovata a Venezia di nuovo. Ero affamata di nuovi saperi.

 

 

To be continued...

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